Filippo Timi e Valeria Golino al Festival Internazionale del film di Roma. (Video)

Sul red carpet del Festival Internazionale del Film di Roma non solo star internazionali ma anche e soprattutto di casa nostra. E’ il caso, tra gli altri, di Filippo Timi, Francesco Scianna Valeria Golino fianco a fianco nella toccante opera cinematografica Come il vento del regista Marco Simon Puccioni, presentato in prima mondiale la scorsa settimana nella sezione fuori concorso.



Questo il video del loro frettoloso red carpet, causa mal tempo e soprattutto “causa Johansson”.
Ebbene sì, perché l’attrice di Hollywood, come ogni diva che si rispetti, s’è fatta attendere per più di mezz’ora dall’orario prestabilito, facendo slittare di mezz’ora i successivi red carpet in programmazione. Poco tempo dunque per gli attori nostrani e un lieve malcontento tra gli ospiti in sala.

Come il vento
Regia: Marco Simon Puccioni
Sceneggiatura: Heidrun Schleef, Marco Simon Puccioni, Nicola Lusuardi
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Roberto Missiroli, Catherine Maximof
Scenografia: Emita Frigato
Costumi: Ginevra Polverelli
Musica: Shigeru Umebayashi
Suono: Guido Spizzico
Cast: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzarella, Salvio Simeoli, Giorgia Sinicorni, Vanni Bramati, Enrico Silvestrin

1989 Lodi: Armida Miserere è una delle prima donne a dirigere un carcere, Umberto Mormile è un educatore nel penitenziario di Milano. Vivono insieme in una casa tra le due città. Un giorno di primavera, Umberto viene ucciso mentre si reca al lavoro. Il mondo di Armida va a pezzi. Armida non ha più nulla da perdere e scende in prima linea nelle carceri più pericolose. Applica la legge senza mai farsi intimidire, mentre tenta in tutti i modi di restare umana continuando a cercare amore. 2001, Milano. Armida scopre la verità: Umberto è stato ucciso per non essersi lasciato corrompere da un boss. Ma il fango che i pentiti gettano sul suo uomo è insopportabile. Note di regia Quando ho conosciuto l’avventura umana di Armida Miserere mi sono immaginato quanto deve essere stato difficile dirigere un carcere e governare reclusi e agenti senza rinunciare a essere donna. M’interessava anche capire come e perché questa donna, apparentemente così solida, si è spezzata. Indagando la sua biografia ho scoperto che il suo grande amore, Umberto Mormile, era stato ucciso dalla ‘ndrangheta, apparentemente, perché non si era lasciato corrompere. Ho voluto compiere un’indagine su una vita di una donna comune, forte e fragile, immersa totalmente in un’istituzione complessa e difficile. Ho cercato, ancor più che miei film precedenti, uno stile semplice, che offrisse spazio alla verità del personaggio, tentando di intrecciare il film d’impegno civile con la storia d’amore, gli elementi più intimi e emotivi con l’aspetto sociale.

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