In una soleggiata mattinata di giugno, in un grazioso bistrot a pochi passi da Piazza Venezia, incontro Stefania e Camilla, affascinanti e brillanti stylist quanto stimate ed intraprendenti organizzatrici di eventi.
Insieme curano l'immagine di numerose esponenti in gonnella della finanza, dello spettacolo, della cultura, del sociale. Ma anche dell'industria e della comunicazione.
Stefania lavora sul territorio di Milano, indiscussa capitale della moda, mentre Camilla si relaziona con una clientela romana sempre più spesso aperta ad un dialogo con la prima, città sofisticata e "fashion insider”.
Amiche ancor prima di diventare socie in affari, mi spiegano meglio cosa comporta essere delle stylist e quindi relazionarsi con una esigente quanto variegata clientela che tiene al proprio aspetto senza dover rinunciare alla propria personalità.
Stefania Pratelli |
1. Dove e come vi siete conosciute? Come e quando è nata l'idea di fondare la Bloom?
Dopo precedenti esperienze professionali, Camilla nel mondo della fotografia e Stefania nelle PR e nella moda, ci siamo ritrovate fianco a fianco, vicine di scrivania nell’agenzia pubblicitaria Ogilvy, storica agenzia newyorkese diventata poi una multinazionale. Noi ci siamo incontrate nella sede milanese. Nasciamo quindi colleghe di lavoro nel mondo dell’advertising, un settore che in quegli anni era molto stimolante e formativo. Lavoriamo duro, impariamo a conoscerci profondamente, capiamo di poterci fidare l’una dell’altra e di essere perfettamente in sintonia. Poi le nostre strade professionali si separano e da lì abbiamo iniziato a cementare la nostra amicizia. Ci eravamo però ripromesse che un giorno ci saremmo ritrovate a lavorare insieme perché la sinergia, la complementarietà e la capacità di imparare l’una dall’altra erano una forza straordinaria da mettere a frutto.
Negli anni ci siamo sempre confrontate molto, abbiamo osservato il mercato, abbiamo accresciuto le nostre reciproche competenze e capitalizzato sulla nostra formazione multidisciplinare; finché è nata la Bloom, con le sue due aree di attività lo Styling e gli Eventi. Con il suo intento di lavorare ad altissimo livello come partner e consulente su misura per il Cliente.
2. Che differenze ci sono (se ci sono) tra le clienti di Roma e quelle di Milano?
Le differenze ci sono e sono rilevanti, sono città con due stili di vita diversi che si riflettono inevitabilmente in un imprinting di stile personale diverso. La cosa davvero interessante è che Roma (romantica, barocca ed estroversa) e Milano (understated, sofisticata e fashion insider) si parlano molto e molto volentieri. In questo senso riusciamo a prendere il meglio da ciascuno dei due approcci. Siamo convinte che il confronto e la diversità siano sempre il migliore stimolo per la ricerca dell’eccellenza.
3. Dovendo spiegare a chi è lontano anni luce dal mondo del fashion system come presentereste la vostra figura professionale.
Siamo personal stylist cioè offriamo servizi di consulenza per lo stile personale. Vuol dire che ci occupiamo di curare, sviluppare, affinare o potenziare tutta una serie di strumenti che insieme compongono lo stile: l’abbigliamento, la pettinatura, la cura estetica della persona, i viaggi, lo stile di vita.
Un punto di partenza fondamentale per il nostro lavoro è che non possiamo evitare che gli altri formino un’opinione su di noi sulla base di come vestiamo. L’immagine personale ha un ruolo determinante per tutti, anche per quelle persone che non glielo vorrebbero attribuire. Virginia Woolf dice che i vestiti hanno un compito che va ben oltre quello di tenerci caldi: “essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi, e cambiano noi agli occhi del mondo.”
Noi prendiamo questo dato e lo volgiamo a favore dei nostri Clienti dandogli gli strumenti per esprimere il loro stile in modo efficace, gratificante e profondo. Facendogli capire che imparando ad esprimere se stessi attraverso lo stile possono trarre dei vantaggi incredibili: avere stile significa sapere fare delle scelte vincenti che il mondo vede. Quelle scelte saranno il primo e più evidente segnale che gli altri recepiranno. Leggeranno i segni visibili di una persona che sa chi è, che ha consapevolezza del proprio valore, che ha un senso dell’occasione e dell’opportunità.
Camilla Catania |
4. A chi ancora è radicato al secolare aforisma "l'abito non fa il monaco" cosa direste?
Risponderemmo che ci dispiace per il povero monaco perché è obbligato a vestire certi abiti per definirsi tale mentre noi partiamo dal presupposto inverso.
Aristotele diceva che la forma e la sostanza sono la stessa cosa, e se ci poniamo ad un livello di ragionamento abbastanza alto questo è quasi sempre vero. Nelle professioni creative lo è sempre. Un grande scrittore esprime una grande idea con uno stile alto e caratterizzante, senza quelle parole non esiste quell'idea.
Un grande artista esprime la sua visione dando forma ad essa attraverso la sua opera. Senza quella forma non esiste quella sostanza. Una grande individualità si esprime attraverso uno stile personale forte e peculiare. A noi interessano questi linguaggi alti. E' lì che vogliamo posizionare il nostro lavoro, lì dove l'abito è cultura, artigianato, storia, rivoluzione e libertà. E lì la sostanza e la forma sono la stessa cosa. Il presupposto che muove il nostro lavoro di consulenza non è se l'abito fa o non fa il monaco, ma – per citare un altro filosofo! - si riassume in quello che dice Nietzsche nella Gaia Scienza "Devi diventare quello che sei!" Lo stile è un modo per farlo.
5. La/il cliente che più di tutti vi ha reso felici e perché?
Una Cliente che, dopo un percorso di collaborazione con noi durato circa un anno, ci ha raccontato che le persone, ad una certo punto, hanno iniziato a dirle che aveva una luce diversa e che era raggiante. Parafrasando quello che diceva Coco Chanel: vesti male e noteranno il vestito, vesti elegantemente e noteranno la persona.
6. Quali sono i vostri brand preferiti e quelli con i quali amate lavorare maggiormente?
Alcuni brand sono più vicini alle nostre corde perché interpretano con intelligenza il concetto di moda ed esprimono cultura e ricerca negli oggetti che fanno. Prada è sicuramente e durevolmente tra questi per la profondità della ricerca, per la ricchezza e la conoscenza della tradizione che esprime in un mix davvero geniale. Vivienne Westwood è un altro esempio formidabile del modo tutto inglese di mescolare tradizione e rivoluzione. Dries Van Noten è sempre una fonte di grandissima ispirazione per le suggestioni culturali che sa esprimere attraverso i suoi abiti e per l’integrità con la quale fa business. Ci interessano i brand dietro i quali c’è un pensiero forte, cultura e rispetto delle persone. Ci interessano l’ironia e il gioco perché sono componenti fondamentali della nostra espressione, anche di quella che passa attraverso la nostra immagine. Ci interessano abiti che facciano stare bene la persona. In ambito creativo però bisogna sempre essere aperti ad ogni input. Perciò cerchiamo di non avere mai preclusioni o pregiudizi, di guardare alle proposte di tutti i designer sempre con occhi nuovi, con curiosità e desiderio di imparare. Questo arricchisce il nostro bagaglio professionale e ci fa sempre essere al corrente del maggior numero di opportunità e novità per i nostri Clienti. E’ uno dei lati più divertenti del nostro lavoro.
7. Il motto di Modaholic è "Fashion not Victim", come giudicate i fashion victim?
Beh, sono ancora alla ricerca della proprià identità, devono scoprire che possono esprimere se stessi in maniera molto più potente. Sono vittime prima di tutto delle proprie insicurezze e la moda che è un’industria molto agguerrita fa leva anche su questi fattori per vendere i propri prodotti. Quello che cerchiamo di trasmettere alle nostre Clienti è che la moda, pur essendo un fenomeno di eccezionale portata – praticamente tutto, dall’arte alla scienza, è soggetto ad essa – è, paradossalmente, solo uno strumento per la costruzione dello stile personale, è un mezzo non un fine. La moda va usata, con intelligenza e anche divertimento – la componente ludica è fondamentale nel personal styling – ma alla fine del percorso è la persona che deve essere protagonista non il brand.
8. Qualche dritta sulle prossime stagioni. Cosa sarà in o out e cosa proprio non potrà mancare assolutamente nei nostri guardaroba?
p.s: Pellicce a parte :D
;-) Come ormai accade da molte stagioni, non esistono più diktat univoci.
Tuttavia, con un certo sollievo, abbiamo notato che dopo un paio di stagioni di revival anni ’80 forse ci siamo di nuovo liberati dalle spalle imbottite che ciclicamente ritornano a minacciare i nostri capospalla! Tra le molte proposte creative degli stilisti, siamo particolarmente ispirate da alcuni pezzi anni ’60 che reinterpretano la sartorialità e l’ottimismo un po’ ingenuo di quegli anni. E’ uno stile che può aggiungere raffinatezza e freschezza in tutti i guardaroba e si adatta bene a tipi fisici differenti. Forme che non strizzano il corpo ma costruiscono volumi intorno ad esso, dettagli couture come i grandi bottoni tondi visti sulla passerella di Prada o i bei soprabiti con la manica a tre quarti di Aquilano e Rimondi. E poi consiglieremmo a tutti di colorare il proprio guardaroba anche d’inverno. Il colore è una fonte di grande benessere e gioia e ciascuno può trovare quella nuance che lo rende più felice!
9. Un augurio e un saluto per Modaholic?
Continua ad alimentare la tu curiosità, ricerca il bello e diventa una stella!
Ci ritroviamo a scambiare quattro chiacchiere, magari davanti ad un fugace caffè, e senza rendercene conto le lancette dell’orologio hanno divorato gran parte del tempo a nostra disposizione.
Questo, ovviamente, accade solo quando si hanno difronte persone aperte ad un dialogo costruttivo ed intelligente.
In due ore, intervista a parte, ci siamo ritrovati a ripercorrere le fasi saliente dell’affascinante storia del costume, criticato collezioni ed osannato stilisti.
Nel relazionarmi con Stefania e Camilla ciò che più di tutto mi ha affascinato è stata la loro sintonia negli sguardi.
Quella percepibile simbiosi, sentore di un’alchimia sempre più difficile da riscontrare anche tra sorelle. Un po' come quelle due donne, al secolo Thelma & Louise, viaggiatrici agguerrite, inossidabili ed instancabili che seppur tra mille peripezie hanno sempre tenuto a mente e ben focalizzato il loro obbiettivo, la loro meta.
Perché è quando ci si mette passione ed umiltà in ciò che si fa, che anche il Gran Canyon (proprio come nella scena finale del film) ai nostri occhi appare solo un minuscolo ed insignificante puntino.
Stefania Pratelli
Camilla Catania
Grande non si puo' fare a meno di una Fashion Stylist........
RispondiEliminaNello Migliaccio Hair Stylist
RispondiEliminanellomigliacciohairstylist.blogspot.com