Canonero: Un oscar italiano?

La parola all'esperta! Valentina Strada, Sceneggiatrice.


"E quattro! Congratulazioni a Milena Canonero, eleganza, grazia e talento italiano agli Oscar". Così Matteo Renzi, su Twitter, festeggia la vincitrice del premio ai migliori costumi per il film di Wes Anderson “Grand Budapest Hotel”.

La quarta statuetta segue i riconoscimenti per Barry Lindon (1976), Momenti di gloria (1982), e il più recente Marie Antoinette (2007). I giornali italiani titolano “Oscar. L'Italia c'è”, a dimostrazione di un paese che forgia talenti, riscuote successi, raggiunge l'eccellenza mondiale, quando di italiano nella formazione e nella carriera della grande costumista, c'è ben poco, a parte le origini piemontesi.

Un curriculum invidiabile quello della Canonero, ricco di collaborazioni illustri. Una filmografia variegata e internazionale, che mette insieme Kubrick, Polanski, Malle, De Oliveira, passando per Coppola padre e figlia e il già citato Anderson.
Nella produzione della costumista, una miscela di classicità e contemporaneità, frutto di ricerche minuziose e grande attenzione ai particolari. Intendiamoci, non si può ridurre la biografia di una grandissima professionista al classico stereotipo del cervello in fuga, come hanno dichiarato in tanti, nel ridimensionare, a ragion veduta, il “premio all'Italia”. L'espatrio della Canonero, in giovane età, avviene in circostanze diversissime rispetto a quelle contemporanee. Con un'industria cinematografica ricca e prestigiosa, come quella italiana degli anni '70- mentre una collega di pochi anni più grande come Gabriella Pescucci collaborava con Rosi, Fellini e Leone- la Canonero ha scelto tutt'altro percorso. Dopo gli studi a Londra e una parentesi pubblicitaria, ha avuto modo di esordire con un genio totale, Stanley Kubrick, che le affidò i costumi di “Arancia Meccanica”. Grazie alla Canonero, la bombetta e il bastone da passeggio dei drughi sono stati consegnati al mito. Da Londra a Hollywood il passo è stato breve. Come dimostrano i casi di Spinotti, Ferretti Storaro e Scalia, l'unico palcoscenico possibile per i grandi è quello globale. Insomma, l'Italia non c'entra nulla nel successo della Canonero. Un solo film italiano tra i suoi lavori:“Vicerè” di Roberto Faenza. In quarant'anni di carriera, è pochissimo.

E' triste doverlo ammettere, ma in questo paese nessuna produzione cinematografica, televisiva o teatrale potrebbe assicurare alla “Milena Nazionale” di lavorare al meglio, con i suoi tempi, la sua squadra, i suoi strumenti, con la necessaria disponibilità economica. Una vittoria che sa di sconfitta. Per il nostro cinema, e per quei talenti che aspettano di sbocciare, nonostante questo paese.

Valentina Strada

Maria Antoinette. Regia: Sofia Coppola (2007) 

Arancia Meccanica. Regia: Stanley Kubrick (1971)

Grand Pudapest Hotel. Regia: Wes Anderson (2014)

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